Se c’è una parola che negli ultimi anni ha conosciuto una diffusione a macchia d’olio, in ambito psicologico e non, questa certamente è ghosting. Con essa ci si riferisce al fatto che una persona, prima presente, affettuosa, calorosa, intima, improvvisamente e di punto in bianco, senza spiegazione alcuna, scompare dall’orizzonte. La persona non risponde più a chiamate, sms, blocca ovunque, diviene, come l’etimologia inglese del termine suggerisce, un fantasma.
Il boom del termine, in Italia, ci fu in seguito alla traduzione di un articolo comparso nel 2015 sul “New York Times” che rimbalzò da un quotidiano all’altro. Nell’articolo in questione veniva descritta la fine della relazione tra due stelle di Hollywood, Sean Penn e Charlize Theron, nella quale pare che quest’ultima sia scomparsa facendo ghosting all’altro, ovvero non rispondendogli più in alcun modo. Potrebbe quindi, ad una prima occhiata, sembrare solo un termine di moda e di tendenza. Evidentemente però, se il termine ha così preso piede nel dibattito pubblico è perché descrive un fenomeno estremamente diffuso, al punto che talvolta si riscontra, non solo nelle relazioni sentimentali, ma addirittura anche in quelle amicali. Alcune ricerche, purtroppo, anche se non possono essere considerate scientifiche per l’esiguità dei campioni coinvolti, tendono a confermare ciò. Per esempio, alcune piattaforme di dating online hanno riscontrato che l’80% dei loro iscritti, almeno una volta, ha subito un episodio di ghosting.
Certo, indubbiamente i nuovi mezzi di comunicazione possono facilitare questa pratica dello sparire nel nulla, del liquefarsi, ma non bisogna credere che il fenomeno riguardi solo le relazioni mediate dai social media. Accade, magari con minore frequenza, anche nelle relazioni in cui la presenza è fisica. E in questa seconda evenienza, forse, tale pratica è ancora più dolorosa per chi la subisce.
Un piccolo esempio: una ragazza inizia a frequentare un ragazzo, lui è carino, dolce, empatico, pare che ci si possa parlare di tutto. Vanno insieme al cinema, a mostre, in bici, si scambiano effusioni, ci sono l’uno per l’altra in qualunque momento della giornata, e poi lui, bruscamente, senza colpo ferire, si nega in tutti i modi. Non si fa trovare neanche se lei suona direttamente alla porta di casa.
Cosa è successo? La ragazza ci pensa e ci rimugina su, ma non riesce a trovare una spiegazione, la chiede, continua a chiederla, ma dall’altra parte c’è ormai solo un silenzio ostinato. Un muro contro il quale ogni tentativo di incontro, di chiarificazione, va ad infrangersi. Un evento che rimane sospeso, sospeso nel nulla. Un evento che lascia nell’incertezza più totale. Un evento violento per alcuni versi, perché si riceve un trattamento, questo non essere considerati più degni anche di una sola parola, che non può essere aggettivato in altro modo.
E cosa forse più importante, un evento del genere, dentro il quale non ci si riesce a orientare, si configura come un trauma personale per chi lo subisce, perché rimane un qualcosa di incomprensibile. La ragazza del nostro esempio che è stata vittima di ghosting, può restare con la paura addosso che tutto ciò si ripeta in un’altra relazione. Possono sembrare parole troppo forti o quasi catastrofiche, ma quello che va tenuto in conto, da una prospettiva psicologica, è che un qualunque evento “forte” si inserisce nella soggettività strutturata sino a quel momento di una determinata persona. Torniamo al nostro esempio della ragazza lasciata di soppiatto. Ipotizziamo che sia una persona intelligente, ricca di interessi, sensibile, incline a mettersi in gioco. Dopo una rottura del genere, non avendo nessun perché dall’altra parte, sarà portata a chiedersi dove ha sbagliato, a domandarsi se ha offeso l’altra persona, se ha avuto un qualche atteggiamento che non doveva avere, e via dicendo. Non trovando nessuna risposta a tutto ciò, potrebbe anche concludere che in lei ci deve essere qualcosa che non va. Quindi, oltre al danno di essere stata lasciata in maniera cruenta e brutale, anche la possibile beffa del considerarsi sbagliata.
Come se ne esce? Come andare oltre tutto ciò? Un buon lavoro terapeutico può senza dubbio essere di aiuto nel superare il pantano in cui è venuta a trovarsi la persona che ha subito ghosting. Naturalmente lo si fa cercando di elaborare l’accaduto, tenendo bene in mente la soggettività specifica, e va da sé che ogni soggettività sia diversa qualunque altra, della persona che siede davanti. Anche se parlare in termini generici di una psicoterapia per il ghosting è per tale ragione sostanzialmente impossibile, perché ogni percorso è appunto individuale, quello che in questo brevissimo articolo preme sottolineare, è il ruolo che possono giocare i sogni in questi stessi percorsi di aiuto. Rispetto ad eventi che si configurano come traumatici, è interessante osservare come i sogni cerchino, dinanzi a dei frammenti di vita senza spiegazione, di dare una rappresentazione all’accaduto. Tentano cioè di comprendere, da una prospettiva diversa, quello che sino a quel momento non è stato compreso e considerato.
Per cogliere meglio quest’importanza del sogno, lasciamo da parte la ragazza del nostro esempio e prestiamo ad attenzione ad un’altra situazione, che ben si presta ad essere esemplificativa, in cui il rapporto iniziale è meno paritario rispetto a quello che può esserci tra un ragazzo e una ragazza coetanei. Prendiamo il caso di un insegnante di arte, affermato, conosciuto, nel suo piccolo celebre, e quello di un allievo che, estasiato dal talento del maestro, gli ha chiesto di poter prendere lezioni di pittura da lui. Tutto inizia bene, il maestro trasmette passione, entusiasmo, dedica anche più tempo alle lezioni del pattuito, è incoraggiante, lascia intravedere anche la possibilità di fare qualche lavoro insieme e poi scompare. Più nulla. Per l’allievo è un duro colpo, non può fare a meno di pensare che l’abbandono repentino e improvviso del maestro sia dovuto alla sua mancanza di talento, al suo non essere all’altezza di un maestro tanto rinomato. E’ una cosa che gli dispiace davvero tanto. Poi fa, o meglio gli arriva, questo sogno:
“Entro in un supermercato, vado verso il reparto macelleria. Lì, dietro al banco, a servire c’è l’insegnate di pittura. Mi da un blocco intero di carne, senza tagliarla a fettine. Io lo prendo.”
Un sogno breve, ma che pone sotto una luce diversa tutto quello che è successo. L’insegnante ha dato quello che poteva dare, di più non sapeva fare. Ha trasmesso qualcosa di sostanzioso, la carne del sogno, ma a tutto il resto deve pensarci l’allievo. Non è questione di mancanza di talento, come a livello cosciente immaginava l’allievo, bensì di un insegnante che ha esaurito il suo compito, nel senso che non riuscirebbe a dare di più di quello che ha dato. Certo l’insegnante avrebbe potuto dirlo, se ne avesse avuto consapevolezza. Adesso, però spetta all’allievo: cosa fare di quella carne? Come cuocerla?, metaforicamente parlando.
Il sogno, a ben vedere, interpreta il rapporto maestro-allievo in maniera più paritaria. Il possibile cuoco, un artista per alcuni versi, è l’allievo, non l’altro. E’ come se il sogno dicesse all’allievo: “Hai talento, sei tu in grado di occuparti tu di quella carne.” Da questa prospettiva, l’evento non solo diventa digeribile psicologicamente, ma invita anche a fare un salto evolutivo. Dopo questo esempio, l’allievo sa che la differenza tra lui e il suo ex maestro è minore di quello che credeva in precedenza. Un invito, volendo anche a crescere, dal punto di vista artistico.
Carl Gustav Jung, ne “L’uomo e i suoi simboli”, osserva che nell’uomo esiste un livello percettivo, che tende a manifestarsi nelle immagini oniriche, che è capace di rappresentare un incontro significativo in un modo alquanto differente rispetto a come è stato pensato ad un livello più cosciente. Un po’ come se questo livello di cui si è meno consapevoli servisse a fornire un’immagine più globale di una determinata situazione e/o relazione.
Ascoltare, prestare attenzione, a questo livello percettivo, in sostanza ai sogni, è di grande aiuto per le vittime del ghosting. Perché essi, i sogni, oltre a dare una visione diversa dell’accaduto, insegnano più in generale a dare il giusto peso alla propria esperienza interiore, vera matrice di un solido e stabile senso di sicurezza personale in grado di risentire meno delle tempeste esterne.