I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, o più semplicemente Disturbi Alimentari, escludendo dal nostro discorso il mondo dell’infanzia, sono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa, e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder).
In tutti i Disturbi Alimentari c’è un rapporto distorto con il cibo, sul versante restrittivo nel caso dell’anoressia, sul versante fagocitante per quanto riguarda la bulimia e l’alimentazione incontrollata. Nell’anoressia e nella bulimia riscontriamo anche una certa preoccupazione per l’immagine corporea e, spesso, il simultaneo uso di comportamenti compensatori, quali vomito indotto, lassativi, ferrei esercizi fisici, volti ad eliminare il cibo. Entrambi questi aspetti, la preoccupazione per l’immagine corporea e i comportamenti compensatori, sono per lo più assenti o solo marginalmente presenti, nel binge eating disorder.
Il Dsm V, a differenza del Dsm IV, ha eliminato la necessità della presenza di amenorrea ai fini di una diagnosi di anoressia, sia perché è naturalmente impossibile nell’anoressia maschile, sia perché è stato ritenuto più affidabile, rispetto all’amenorrea, l’indice di massa corporea come criterio discriminante per valutare la presenza o l’assenza di una condizione di anoressia. Per quanto riguarda la bulimia e il binge eating disorder, rimanendo sempre sul Dsm V, possiamo notare come per queste due categorie diagnostiche sia sufficiente che le condotte alimentari inappropriate siano presenti una volta a settimana e non due come nell’edizione precedente del Dsm. In sostanza, nel Dsm V i criteri per l’emissione di una diagnosi di disturbo alimentare sono stati resi un pochino più “morbidi” per evitare, come accadeva in precedenza, una sovrastima della diagnosi di “disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato”.
Ad un primo sguardo, quindi, le diagnosi concernenti i disturbi alimentari potrebbero apparire piuttosto semplici perché da un punto di vista descrittivo e comportamentale presentano una sintomatologia ben riconoscibile. In realtà, sono processi diagnostici che richiedono una valutazione molto accurata perché dietro la condotta alimentare si nasconde il funzionamento di un’intera struttura di personalità, e il non centrare la diagnosi in tal senso può anche condurre fuori strada da un punto di vista terapeutico. Talvolta, per esempio, dietro la facciata anoressica si trova una personalità coscienziosa, perfezionista, controllante, che ricorda da vicino una personalità ossessiva. Altre volte un comportamento anoressico nasconde un grido di dolore, una richiesta di aiuto e di attenzioni che non riesce ad essere espressa diversamente. Così come anche una condotta bulimica contiene in sé un mondo: non è raro che dietro il caos alimentare della bulimia si rintracci infatti una più generale difficoltà con gli impulsi. In sostanza, condotte alimentari che danno luogo a comportamenti apparentemente uguali nascondono motivazioni psichiche profonde di cui non si può non tener conto in ambito terapeutico.
A rendere complesse le diagnosi relative i disturbi alimentari, c’è inoltre infine l’evenienza per cui molte volte un disturbo alimentare costituisce la base per l’identità della persona. In altre parole, l’anoressia o la bulimia, meno per il binge eating disorder, sono un qualcosa a cui la persona è molto attaccata perché funge da elemento che la eleva, che l’aiutano a percepirsi speciale e sensibile. Tale particolarità fa sì che il disturbo alimentare venga vissuto come una condizione vissuta ego-sintonica che implica la necessità di un percorso terapeutico più concentrato sulla personalità che non sulla sola sintomatologia.